Progetto Raffael, l’evento di confronto internazionale sulla condivisione delle responsabilità di cura: sintesi degli interventi e materiali
L’11 maggio si è svolto il webinar di scambio e confronto internazionale sugli strumenti delle responsabilità di cura e sulla conciliazione vita lavoro inserito nel progetto Raffael.
I lavori sono stai introdotti e moderati da Patrizia Di Santo, direttrice dello Studio Come, che ha illustrato le attività del progetto, i numeri della valutazione di impatto e gli esiti del questionario somministrato ai cittadini della Provincia di Viterbo per rilevare l’interesse alla fruizione dei servizi del progetto RAFFAEL . Di particolare interesse un dato: ben il 90% dei rispondenti non aveva mai usufruito dei servizi di conciliazione vita-lavoro. Ciò dimostra non solo come i servizi di conciliazione sperimentati nella Provincia di Viterbo grazie al progetto Raffael siano innovativi per il territorio ,ma soprattutto come abbiano risposto ad un bisogno di servizi che è stato reso ancora più urgente dalla pandemia .
In rappresentanza della Provincia di Viterbo l’intervento introduttivo di Patrizio Belli che ha ringraziato la Commissione europea per aver dato questa opportunità all’intero territorio, alla Provincia, ma anche alle Asl e agli operatori privati . Se è vero- ha sottolineato Belli- che la pandemia ha causato difficoltà nella realizzazione dei servizi cosi come erano stati originariamente pensati, è altrettanto vero che ci ha dato l’occasione di revisionare i servizi, in maniera anche più innovativa. Per la Provincia di Viterbo questa è un’esperienza importante anche per il rilancio dell’ente stesso Provincia, che rappresenta l’anello di congiungimento tra comuni e regione e purtroppo è rimasta appesa ad una riforma mai andata in porto. Il progetto Raffael- ha concluso Patrizio Belli- ha restituito un ruolo a questo ente, proprio con riferimento alle funzioni di coordinamento svolte nei confronti dei comuni che poi, a loro volta, si occupano di erogare direttamente i servizi.
La pandemia ha certamente inciso sulle modalità di realizzazione dei servizi, ma anche sullo svolgimento delle attività del progetto. Come evidenziato da Patrizia Di Santo il webinar di scambio sarebbe dovuto essere una visita guidata in Norvegia destinata proprio agli amministratori locali e finalizzata ad osservare l’organizzazione dei servizi nel Nord Europa, ma causa covid si è dovuto optare per un evento online che tuttavia permette un partecipazione ampia e aperta.
La direttrice dello Studio Come ripercorre gli obiettivi e le attività del progetto Raffael, soffermandosi in particolare sul carattere innovativo dei servizi Raffael che hanno l’ambizione di mettere a sistema i servizi del welfare pubblico con quelli aziendali. Ad oggi- continua Patrizia Di Santo- ai servizi stanno partecipando 103 utenti, da famiglie a bambini ad anziani. Si tratta certamente di servizi integrativi che guardano a tutte le famiglie che hanno bisogno di conciliare la vita personale con la cura dei figli e dei genitori anziani. La pandemia ci ha costretto a riprogettare e riorientare i servizi in funzione dei bisogni del territorio e i risultati sono stati soddisfacenti come dimostra anche il dato emerso dai questionari, ossia che il 90% delle 167 persone che hanno risposto dichiarano di non aver mai usufruito di servizi per la conciliazione vita lavoro.
Con l’ intervento di Elin Kvande del Dipartimento di sociologia della NTN University (Norvegia ) che ci parla del congedo parentale in Europa e dei sistemi esistenti in Norvegia, Germania e Portogallo si entra nel vivo del confronto europeo. In Norvegia- spiega la professoressa- i sistemi di congedo hanno conosciuto degli importanti cambiamenti che hanno visto l’introduzione del congedo parentale del padre nel 1993 incrementato fino a 52 settimane. Il congedo parentale per il padre non è trasferibile e le ragioni per le quali è stato introdotto sono quelle di assicurare il contatto con il bambino e incoraggiare l’uguaglianza tra padre e madre. Lo schema di sviluppo del sistema dei congedi parentali dal 1993 al 2008 e il numero di settimane dimostra- sottolinea Elin Kvande- come questo sistema abbia contribuito a promuovere le pari opportunità tra uomo e donna, l’uguaglianza tra uomo e donna e abbia inciso in maniera positiva sulla crescita dei figli. Anche la Germania ha adottato un sistema simile alla Norvegia e tanti altri paesi hanno preso spunto dal sistema nordico.
Dopo l’esperienza della Norvegia si ritorna in Italia con l’intervento di Pietro Nocchi, Presidente della Provincia di Viterbo e Sindaco di Capranica. Il progetto- ha detto Nocchi- è stata una scommessa per la Provincia perché abbiamo affrontato dei temi che non erano mai stati affrontati in modo diretto. Il nostro obiettivo- evidenzia Nocchi- è strutturare questi servizi attraverso i Piani di zona anche in considerazione delle opportunità finanziarie regionali e nazionali. Vogliamo dare continuità a questo progetto- conclude Nocchi- perché si è riusciti a mettere insieme e coinvolgere enti pubblici e aziende del territorio e sono stati raggiunti dei risultati più che soddisfacenti per il nostro territorio.
Il confronto prosegue con Livia Turco, già Ministro per la solidarietà sociale e Presidente della Fondazione Nilde Iotti che, con riferimento alle esperienze del nord Europa, sottolinea che l’Italia non è la Norvegia, ma qualche passo avanti si è fatto. In Italia- ha spiegato Livia Turco- la legge che istituisce il congedo del padre come diritto soggettivo è la legge 53/2000, poi assorbita nel testo unico della maternità che affronta la complessiva questione dei tempi della vita. Il congedo in questione può essere utilizzato anche se la madre è casalinga o disoccupata e questo per l’ Italia vuol dire tanto perché sono molte le donne che non hanno occupazione. Il congedo – ha proseguito la presidente della Fondazione Nilde Iotti- è usufruibile entro gli 8 anni del bambino , può essere utilizzato in modo frazionato ed è retribuito al 30% della retribuzione lavoratori dipendenti . Altra tipologia di congedo è quello per eventi e cause particolari, pagato per due anni, utilizzabile per intero o frazionato dal padre o dalla madre per assistere i figli gravemente disabili, allargato poi ai figli di genitori non gravemente autosufficienti. Successivamente è stato introdotto il congedo obbligatorio di paternità di due giorni alla nascita del bambino in aggiunta a quello della madre e con copertura al 100%. Da 2 giorni siamo passati ai 10 giorni del 2021.
Tuttavia- continua Livia Turco- dai dati Inps emerge un grande dislivello padre madre anche se è aumentato il numero di padri. Nello scarso utilizzo del congedo da parte del padre permane ancora uno stereotipo di genere, ma soprattutto conta molto se il congedo è retribuito oppure no perché di fronte a disparità salariale tra uomo e donna resta a casa la donna. Anche il congedo covid anno 2020- conclude Livia Turco- è stato utilizzato soprattutto dalle donne e questo dimostra come ancora tanta strada ci sia ancora da fare per superare gli stereotipi di genere nel nostro Paese.
Dall’Italia all’Albania con Blendi Dibra dell’associazione IRHS che ha illustrato alcune buone pratiche del suo Paese.
Dopo le proiezioni sui servizi Raffael presentate da Barbara Paris della coop. Gli Aquiloni e Alessandra Senzacqua della coop Gea lo scambio di esperienze si è concluso con la presentazione di una buona pratica di welfare aziendale da parte della Società De Angelis s.r.l. che si occupa della lavorazione delle nocciole, prodotto Docg del territorio. L’azienda che riesce a coniugare la produzione di un prodotto eccellente con un’ eccellente forma di organizzazione del lavoro, è stata anche vincitrice del premio welfare 2019 proprio perché ha saputo coniugare la flessibilità oraria, permettendo ai lavoratori di andare incontro alle loro esigenze, da quelle familiari a quelle personali .